Aggiornamento 20/10/2025 – Abdullah al-Derazi è stato messo a morte il 20 ottobre 2025. L’Arabia Saudita continua a usare in maniera spietata la pena di morte e continua a violare la Convenzione sui diritti dell’infanzia che ne vieta l’uso contro persone minorenni al momento del presunto reato.
Abdullah al-Derazi rischia di essere messo a morte da un momento all’altro per presunti crimini commessi quando era ancora minorenne. Il giovane appartiene alla minoranza sciita del paese ed è stato condannato a morte per la sua presunta partecipazione alle proteste antigovernative del 2011 e 2012 contro il trattamento riservato dal governo alla minoranza sciita del paese. Il processo si è basato su una “confessione” estorta con la tortura. Quando Abdullah ha chiesto una valutazione medica per dimostrare le torture subite, non solo non sono state aperte le indagini, ma la Corte suprema ha confermato la sua condanna a morte senza informare le famiglie né gli avvocati.
Il 21 agosto 2025 le autorità saudite hanno messo a morte Jalal Labbad, un altro giovane condannato per presunti crimini commessi da minorenne, sollevando serie preoccupazioni per il destino di Abdullah al-Derazi.
L’uso della pena di morte contro minorenni al momento del presunto reato è strettamente vietato dalla Convenzione sui diritti dell’infanzia, ratificata dall’Arabia Saudita.
Ora Abdullah ha solo una possibilità: che il Re dell’Arabia Saudita non ratifichi la condanna a morte. Firma l’appello!
Re Salman bin Abdul Aziz Al Saud
Ufficio di Sua Maestà il Re
Corte Reale
Riyadh, Arabia Saudita
Telefono: +966 8004 000 000
X: @KingSalman
Sua Maestà il Re Salman bin Abdulaziz Al Saud,
a seguito dell’esecuzione di Jalal Labbad il 21 agosto 2025 per presunti crimini commessi da minorenne, esprimo la mia preoccupazione per la sorte di Abdullah al-Derazi. Come Jalal Labbad, anche Abdullah al-Derazi aveva meno di 18 anni al momento del presunto crimine. L’imposizione della pena di morte per crimini commessi da minorenni è assolutamente vietata dalle norme internazionali sui diritti umani e dal diritto consuetudinario. La condanna a morte di Abdullah al-Derazi deve essere immediatamente annullata.
Nell’ottobre 2023 Amnesty International ha ricevuto informazioni attendibili secondo cui la Corte uprema dell’Arabia Saudita ha confermato in un’udienza segreta le condanne a morte di Abdullah al-Derazi and Jalal Labbad. Il Tribunale penale speciale aveva precedentemente condannato Abdullah al-Derazi per “terrorismo” in relazione alla sua partecipazione alle proteste contro il trattamento riservato dal governo alla minoranza sciita del paese. Il giovane ha esaurito tutte le vie legali di fare ricorso.
Abdullah al-Derazi è stato condannato a morte in un processo gravemente iniquo, privo di garanzie procedurali. Non ha avuto accesso a un avvocato durante la detenzione preventiva e ha dichiarato in tribunale di essere stato torturato per ottenere una “confessione”. Il tribunale non ha indagato sulle sue denunce. Rifiutando di annullare la sua condanna, le autorità del Suo paese hanno anche rinnegato le loro promesse di porre fino all’uso della pena di morte per reati ta’zir commessi da persone di età inferiore ai 18 anni.
La esorto a non ratificare la condanna a morte di Abdullah al-Derazi, a sollecitare l’annullamento della sentenza e a ordinare un nuovo processo equo senza ricorso alla pena di morte. Inoltre, La invito a disporre di un’indagine rapida, imparziale, indipendente ed efficace sulle sue denunce di tortura e maltrattamenti, documentate nei fascicoli giudiziari esaminati da Amnesty International, comprese le gravi percosse inflitte al detenuto. L’Arabia Saudita deve immediatamente stabilire una moratoria ufficiale sulle esecuzioni in vista dell’abolizione della pena di morte.
Distinti saluti.