Privato
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La sua libreria era nota per essere fornita di testi sui leader cinesi e sugli scandali scoppiati in Cina, vietati in questo paese ma comunque popolari tanto sul territorio continentale quanto a Hong Kong.
Gui Minhai ricomparve sui media di stato cinesi nel 2016 in quella che sembrò in tutta evidenza una confessione forzata. Tornò in libertà un anno dopo ma sotto rigido controllo e limitato nei movimenti. Nel gennaio 2018 venne rapito da uomini in borghese mentre si stava recando da Shangai a Pechino per una visita medica. Con lui vennero presi anche due rappresentanti diplomatici della Svezia, stato di cui Gui Minhai ha il passaporto.
Nel febbraio 2020, al termine di un processo-farsa, Gui Minhai è stato condannato a dieci anni di carcere per “aver fornito informazioni d’intelligence a entità straniere”. È detenuto in un luogo segreto, senza contatti con le autorità consolari svedesi.
Le autorità di Pechino affermano che Gui Minhai ha chiesto il ripristino della sua cittadinanza cinese e che dunque non ha alcun diritto all’assistenza consolare, circostanza smentita dal governo di Stoccolma.
La figlia di Gui Minhai, Angela, ha denunciato intimidazioni da parte di agenti cinesi per impedirle di proseguire la campagna per la scarcerazione del padre.