LetPrideMarch: tra disobbedienza civile e orgoglio

13 Ottobre 2025

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La comunità lgbtqia+ di tutta Europa (e non solo) ha manifestato per le strade di Budapest. In 200.000 hanno sfilato in occasione del Budapest Pride che si è tenuto il 28 giugno 2025, contrariamente a quanto desiderato dal governo ungherese che, con una legge emanata a marzo, aveva ampliato le limitazioni alla libertà di espressione già introdotte da quella contro la propaganda del 2021, vietando qualsiasi manifestazione possa esporre le persone sotto i 18 anni alla rappresentazione di identità od orientamenti affettivi e sessuali che vadano oltre il binarismo di genere.

Ad appoggiare la parata c’è stato anche il sindaco della capitale Gergely Karácsony, che per aggirare il divieto ha fatto riconoscere la trentesima parata dell’orgoglio lgbtqia+ di Budapest come evento cittadino. Accanto alle centinaia di migliaia di persone attiviste, anche decine di europarlamentari, per potersi accertare che non si verificassero abusi nel corso del corteo. La legge, infatti, prevede il ricorso alla videosorveglianza per mezzo del riconoscimento facciale di chi partecipa, per poter identificare in anticipo e multare con sanzioni fino a 500 euro o con pene fino a un anno di detenzione coloro che organizzano. Tra le organizzazioni promotrici anche Amnesty International, che ha presentato oltre 120.000 firme provenienti da 73 paesi alle autorità ungheresi, nell’ambito della petizione #LetPrideMarch.

Per Amnesty International era presente una delegazione internazionale di 200 rappresentanti di 17 sezioni nazionali, tra cui quella italiana, con la direttrice Ileana Bello e Alessandro Montesi, Youth and Community Organizing Senior Officer; anche Simone Rosa ha partecipato in qualità di attivista della task force Osservatori, definendo il Budapest Pride 2025 “un poderoso atto politico di disobbedienza civile e difesa dei diritti lgbtqia+”.

“La partecipazione massiccia all’evento ha superato ogni aspettativa: secondo organizzatori e cronisti, si è trattato del più grande Pride mai tenuto in Ungheria, in netto contrasto con le stime precedenti di circa 35.000 partecipanti”, prosegue Rosa. “Il clima politico era teso: gruppi ungheresi di estrema destra come Mi Hazánk hanno tentato di bloccare il percorso, addirittura chiudendo il ponte Szabadság con le proprie auto, in contrasto con la relativa tolleranza da parte della polizia per altri cortei reazionari autorizzati nelle stesse ore. Il primo ministro Viktor Orbán ha definito il Pride ‘ripugnante e vergognoso’, accusando Bruxelles di orchestrare la manifestazione. Ma la mobilitazione ha confermato che il desiderio di (r)esistere della comunità lgbtqia+ ungherese resta più forte della repressione di Orbàn. Il Budapest Pride 2025 si è trasformato in una manifestazione storica: non solo la celebrazione di identità e diritti, ma un messaggio globale di resistenza contro derive autoritarie che minacciano diritti civili fondamentali”.

La polizia ha annunciato, in seguito alla parata, che non avrebbe applicato le pene previste poiché molte persone partecipanti credevano che la manifestazione fosse autorizzata per via della presenza dell’amministrazione comunale e dei messaggi diffusi dalle organizzazioni promotrici.

Il sindaco di Budapest ha spiegato alle centinaia di persone accorse in suo sostegno fuori dalla stazione di polizia, di aver sostenuto durante il colloquio che le accuse nei suoi confronti, cioè di essere tra i promotori del Pride di Budapest fossero totalmente infondate, poiché “gli eventi statali e municipali non sono coperti dalla legge sulle assemblee”.

A cura di Martina Chichi, campaigner

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