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Un cessate il fuoco, peraltro molto fragile, non significa la fine del genocidio, dell’occupazione illegale o dell’apartheid.
L’Unione europea non deve fare marcia indietro sulla sospensione dell’accordo con Israele.
Il 20 ottobre, i ministri degli Esteri dell’Ue avrebbero dovuto votare sulla sospensione dei benefici commerciali concessi a Israele nell’ambito dell’Accordo di associazione con Israele. In seguito all’annuncio del cessate il fuoco, il punto è stato rimosso dall’agenda perché secondo fonti ufficiali “il contesto è cambiato”.
Ricordiamo al ministro Antonio Tajani e altri ministri degli Esteri Ue che nel “contesto” attuale figurano un sistema di apartheid, un’occupazione illegale e un genocidio contro la popolazione palestinese nella Striscia di Gaza. Il cessate il fuoco non cambia questa realtà.
Nella Striscia di Gaza, oltre alla fine delle operazioni militari, è indispensabile garantire accesso umanitario senza ostacoli, revocare il blocco illegale imposto da Israele e cessare le restrizioni arbitrarie alla libertà di movimento in tutto il Territorio palestinese occupato.
In Cisgiordania, le persone palestinesi continuano a essere uccise illegalmente dalle forze israeliane e a subire attacchi da parte dei coloni sostenuti dallo stato. L’apartheid imposto da Israele contro la popolazione palestinese prosegue senza sosta, alimentato dalla stessa impunità e disumanizzazione alla base del genocidio in atto nella Striscia di Gaza.
La stessa Unione europea afferma che Israele sta “violando i suoi obblighi in materia di diritti umani” ai sensi dell’Accordo di associazione Ue-Israele, sulla base di valutazioni che non considerano soltanto il genocidio nella Striscia di Gaza.
Non sospendere l’Accordo di associazione Ue-Israele rappresenterebbe un tradimento nei confronti delle vittime di genocidio e apartheid.