Tunisia: confermate condanne nel “caso di cospirazione”

28 Novembre 2025

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La corte d’appello di Tunisi ha confermato le condanne nei confronti di 34 imputati nel cosiddetto “caso di cospirazione”. Le pene detentive nei confronti di figure politiche, avvocati e persone attiviste coinvolte vanno dai cinque ai 45 anni. La decisione rappresenta un duro colpo per lo stato di diritto in Tunisia.

“Convalidando i verdetti di colpevolezza emessi al termine di un processo farsa, basato su accuse infondate nei confronti di decine di persone tra cui figure politiche di spicco, avvocati e persone che difendono i diritti umani, la corte ha ignorato deliberatamente le gravi violazioni del diritto a un processo equo che hanno caratterizzato questa vicenda fin dall’inizio. Con questa decisione la corte d’appello ha di fatto legittimato l’uso della giustizia da parte delle autorità tunisine per eliminare il dissenso politico” – Sara Hashash, vicedirettrice regionale per il Medio Oriente e l’Africa del Nord di Amnesty International.

Sebbene tre persone siano state assolte e alcune pene siano state ridotte, vi sono altri casi in cui le condanne sono state inasprite. Tra queste quella di Jaouher Ben Mbarek, in sciopero della fame da 31 giorni per protestare contro la detenzione arbitraria e il processo iniquo subìto, la cui condanna è passata da 18 a 20 anni di reclusione.

Preoccupa il rischio imminente e arbitrario di arresto nei confronti di Chaima Issa, Ahmed Nejib Chebbi e Ayachi Hammami, dopo la conferma delle loro condanne rispettivamente a 20, 12 e cinque anni di carcere.

La decisione della corte conferma che in Tunisia l’esercizio pacifico dei diritti civili e politici continua a essere criminalizzato e punito con pesanti pene detentive.

Annullare le condanne

Amnesty International chiede alle autorità tunisine di:

  • annullare immediatamente tutte le condanne e le pene inflitte nel “caso di cospirazione”; 
  • scarcerare immediatamente e senza condizioni tutte le persone detenute esclusivamente per l’esercizio dei loro diritti umani; 
  • porre fine alla persecuzione sistematica e motivata politicamente nei confronti di persone critiche, oppositrici e professioniste del settore legale. 

Finché la magistratura non costituirà un effettivo argine alla repressione governativa, il rischio è quello di un consolidamento dell’autoritarismo e di una crisi conclamata dei diritti umani nel paese.

Il “caso di cospirazione”

Il cosiddetto “caso di cospirazione” in Tunisia riguarda il procedimento penale a carico di 37 persone accusate di gravi reati motivati politicamente, principalmente di “cospirazione contro la sicurezza dello stato”

Nell’aprile 2025 il tribunale di prima istanza di Tunisi ha emesso condanne comprese tra quattro e 66 anni di detenzione, al termine di un processo segnato da gravi violazioni del diritto a un processo equo, mancanza di trasparenza e interferenze dell’esecutivo.

Il 24 ottobre la difesa è stata informata che l’udienza d’appello era stata fissata per il 27 ottobre e si sarebbe svolta da remoto per 12 degli imputati detenuti, in base alla decisione di svolgere tutti i processi per reati di terrorismo da remoto a partire da aprile 2024 con il pretesto di un “pericolo imminente” mai giustificato. Le persone imputate sono state avvisate solo il giorno stesso dell’udienza, mentre le altre non hanno ricevuto alcuna convocazione. L’udienza è stata infine rinviata prima al 17 e poi al 27 novembre.

Tra le 34 persone condannate, sei esponenti politici – Khayyam Turki (condannato a 35 anni), Jaouher Ben Mbarek, Issam Chebbi, Ghazi Chaouachi, Ridha Belhaj (20 anni) e Abdelhamid Jelassi (10 anni) – si trovano in detenzione arbitraria da febbraio 2023.

Altri imputati erano già detenuti per altri procedimenti politicamente motivati, tra cui Noureddine Bhiri (condannato a 20 anni), Sahbi Atig (10 anni) e Said Ferjani (10 anni): tutti esponenti del partito Ennahdha.

Il caso ha coinvolto anche 20 persone residenti all’estero, tra cui la nota difensora dei diritti umani Bochra Bel Haj Hmida, condannata a 33 anni di carcere.