Dal 2010, in Ungheria, i diritti e le libertà della comunità Lgbtqia+ sono stati progressivamente limitati attraverso una serie di leggi e azioni governative.
Uno dei provvedimenti legislativi più significativi è stata l’introduzione della cosiddetta “Legge sulla propaganda” (Legge LXXIX del 2021), che limita fortemente la rappresentazione delle identità Lgbtqia+ nella vita pubblica, inclusi i materiali educativi, i media e la pubblicità.
La legge è stata approvata con il pretesto di proteggere i minori da contenuti ritenuti dannosi per il loro “sviluppo morale”. Il linguaggio vago e generico del provvedimento ha avuto conseguenze molto ampie, portando di fatto al divieto di contenuti legati all’omosessualità, all’identità di genere e ai percorsi di affermazione di genere. L’effetto è stata una diffusa censura di libri, film e altre risorse che trattano tematiche Lgbtqia+, di fatto rimuovendo i materiali inclusivi dalle scuole, dalle librerie e dalle piattaforme pubbliche. Queste azioni hanno gravemente limitato l’accesso all’informazione per tutte le persone.
Il clima di persecuzione si è fatto ancora più pesante per la comunità Lgbtqia+ con l’entrata in vigore della cosiddetta “Legge anti-Pride” lo scorso 15 aprile, che prevede una serie di disposizioni punitive per chi organizza e partecipa ai Pride, multe salate e un ampliamento dei poteri delle autorità.
Le restrizioni alle manifestazioni pubbliche, la censura dei media e dei materiali educativi e la stigmatizzazione delle persone Lgbtqia+ hanno portato a un crescente isolamento, a discriminazioni sempre più diffuse e a un aumento della violenza.
Stai dalla parte di chi non si vuole nascondere, chiedi alle autorità ungheresi di lasciar sfilare il Pride!
#LetPrideMarch
Nel 2025 il governo ungherese ha ulteriormente intensificato la repressione dei diritti delle persone Lgbtqia+ .
L’11 marzo alcuni membri del partito di governo Fidesz hanno presentato una serie di emendamenti alla costituzione ungherese, con l’obiettivo di fornire una base al divieto del corteo annuale del Pride.
Il 17 marzo gli stessi parlamentari hanno presentato un disegno di legge anti-Pride per modificare la normativa vigente sulle manifestazioni pubbliche. Il disegno di legge è stato approvato con procedura d’urgenza il giorno successivo, senza alcuna consultazione pubblica ed è stato promulgato come Legge III del 2025, in vigore dal 15 aprile.
La nuova legge (Legge III del 2025) utilizza un linguaggio vago che consente alle autorità di vietare qualsiasi manifestazione che promuova i diritti Lgbtqia+ o che contenga riferimenti a esse collegati. La legge vieta le manifestazioni considerate in violazione della “Legge sulla propaganda”, che presenta falsamente la visibilità delle persone Lgbtqia+ come “dannosa” per i minori. Partecipare a un evento ritenuto in contrasto con questa normativa è ora considerato un illecito, mentre organizzarlo o promuoverlo può costituire reato.
In particolare, la legge prevede sanzioni severe, tra cui multe fino a 200.000 fiorini ungheresi (circa 500 euro) per chi partecipa a un Pride vietato. Secondo il codice penale già in vigore, chi organizza o guida una manifestazione vietata rischia fino a un anno di carcere.
La nuova legge amplia anche l’ambito in cui la polizia può sciogliere una manifestazione notificata. Secondo le nuove disposizioni, qualsiasi deviazione di percorso rispetto al contenuto della notifica presentata può autorizzare le forze dell’ordine a disperdere l’evento, mentre promuovere pubblicamente una manifestazione prima che la notifica sia stata presentata e approvata dalla polizia costituisce un illecito amministrativo.
È stato inoltre modificato il termine per la notifica delle manifestazioni: gli organizzatori devono ora inviare la notifica almeno un mese prima della data prevista per la manifestazione e almeno 48 ore prima che l’evento venga annunciato pubblicamente. La normativa precedente prevedeva un termine massimo di tre mesi prima della data dell’evento, sempre con almeno 48 ore prima della comunicazione pubblica.
Di conseguenza, gli organizzatori del Budapest Pride potranno iniziare la procedura di notifica solo a partire dal 28 maggio.
La nuova legislazione amplia anche la possibilità di utilizzo della tecnologia di riconoscimento facciale per qualsiasi illecito amministrativo, comprese le violazioni legate alle manifestazioni pubbliche. Viene di fatto concessa un’autorizzazione in bianco alla polizia e ad altre autorità per identificare volti di persone negli spazi pubblici, qualora venga ritenuto “necessario per prevenire, scoraggiare, individuare e contrastare reati, nonché per perseguire i trasgressori”, anche in relazione a semplici illeciti amministrativi.
Ciò è particolarmente preoccupante in relazione al possibile utilizzo del riconoscimento facciale per identificare persone sospettate di partecipare a manifestazioni che potrebbero essere vietate dalle autorità, come ad esempio i Pride.
La nuova legge non solo limita la libertà di riunione, ma restringe anche i diritti delle persone Lgbtqia+ di organizzarsi ed esprimere pubblicamente la propria identità. Etichettando la “promozione” e la “rappresentazione” dell’omosessualità e delle identità transgender durante le manifestazioni come contenuti vietati, la legge prende di mira direttamente eventi come le marce del Pride, che rappresentano spazi fondamentali di visibilità e di rivendicazione per la comunità Lgbtqia+ .
La “Legge sulla propaganda” – che costituisce la base giuridica per la legge anti-Pride – è attualmente oggetto di una procedura d’infrazione davanti alla Corte di giustizia dell’Unione europea (nel caso C-769/22, Commissione europea contro Ungheria. Il 15 luglio 2021 la Commissione europea ha avviato la procedura d’infrazione contro l’Ungheria, sostenendo che la “Legge sulla propaganda” viola il diritto secondario dell’Unione europea, il Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea, il Trattato sull’Unione europea e la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea
Il 19 dicembre 2022 la Commissione ha presentato il ricorso dinanzi alla Corte di giustizia dell’Unione europea, e da allora 16 stati membri si sono uniti alla causa come terze parti (Austria, Belgio, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Portogallo, Slovenia, Spagna e Svezia). La procedura è tuttora in corso; l’ultima udienza si è tenuta il 19 novembre 2024. Si tratta della prima volta in cui la Commissione europea denuncia, nell’ambito di una procedura d’infrazione, una violazione autonoma dei principi fondamentali sanciti dall’articolo 2 del Trattato sull’Unione europea.
Budapest Police HQ
TERDIK TAMÁS, Chief of Police
BUDAPESTI RENDŐR-FŐKAPITÁNYSÁG, 1557 Budapest, Pf.: 1
Email: budapest@budapest.police.hu
Egregio Capo della Polizia,
Le scrivo per affrontare con urgenza le modifiche introdotte dalla legge recentemente adottata in Ungheria – la Legge III del 2025, che non solo può essere utilizzata per vietare le marce del Pride, ma impone anche multe a carico delle persone partecipanti e accuse penali per coloro che le organizzano. Inoltre, conferisce alle autorità il potere di utilizzare strumenti di sorveglianza invasiva, come il riconoscimento facciale, per monitorare chi vi prende parte. Questa legge è una chiara violazione degli obblighi internazionali e regionali in materia di diritti umani da parte dell’Ungheria, inclusi i diritti alla libertà di riunione pacifica, di espressione, il diritto alla privacy e il diritto di essere liberi da discriminazioni.
Per tre decenni coloro che organizzano il Pride in Ungheria e la polizia hanno lavorato per garantire la sicurezza e la dignità di tutte le persone che vi partecipano. Il Pride è una manifestazione pacifica per l’uguaglianza e la giustizia. Al contrario questa legge adottata di recente caratterizza la visibilità Lgbtqia+ come “dannosa per i bambini” e crea paura invece di sicurezza. Questa legge non solo mina i diritti delle persone Lgbtqia+, ma stabilisce anche un pericoloso precedente che impatta sui diritti di ogni persona.
Come forze di polizia, il vostro giuramento è quello di proteggere ogni singola persona e difendere i diritti umani. Il vostro ruolo è anche quello di rispettare, proteggere e facilitare il diritto a protestare pacificamente e non di applicare leggi discriminatorie che violano i diritti umani. Il mondo intero sta guardando e aspetta che la trentesima marcia del Pride di Budapest si svolga per le strade.
Questo è un momento cruciale. Dovete scegliere di proteggere i diritti umani e la dignità, piuttosto che far rispettare una legge che zittisce chi chiede l’uguaglianza. Vi invito a respingere questa legge ingiusta, a mantenere gli impegni in materia di diritti umani dell’Ungheria e a garantire che la marcia del Pride di Budapest del 28 giugno si svolga senza ostacoli e pacificamente, libera da discriminazioni, molestie, paura o violenza.
Distinti saluti,