Arabia Saudita: minorenne al momento del reato messo a morte

22 Agosto 2025

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Jalal Labbad, condannato per un presunto reato commesso quando aveva meno di 18 anni, è stato messo a morte in Arabia Saudita il 21 agosto 2025.

Labbad, nato il 3 aprile 1995, era stato arrestato per aver preso parte nel 2011 e nel 2012 – dunque quando aveva rispettivamente 16 e 17 anni – a una serie di manifestazioni della minoranza sciita e ai funerali di loro appartenenti uccisi dalle forze di sicurezza.

Era stato condannato a morte da un tribunale antiterrorismo il 1° agosto 2022 e la sentenza era stata ratificata il 4 ottobre dello stesso anno.

“Le autorità saudite stanno usando la pena di morte nel completo disprezzo di uno dei divieti più assoluti: applicarla nei confronti di persone minorenni al momento del reato loro imputato”, ha dichiarato Bissan Fakih, campaigner di Amnesty International sul Medio Oriente.

“L’esecuzione di Labbad è stata solo l’ultimo atto di una serie di violazioni dei suoi diritti umani: dall’arresto arbitrario al divieto di avere un avvocato durante il periodo di detenzione preventiva, dalla denuncia mai presa in esame di essere stato torturato con le scariche elettriche affinché confessasse fino a un processo gravemente iniquo”, ha aggiunto Fakih.

Amnesty International ora teme per la sorte di altri giovani nei bracci della morte dell’Arabia Saudita, tra i quali Abdullah al-Derazi, Yusuf al-Manasif, Jawad Qureiris e Hassan al-Faraj, tutti appartenente alla minoranza sciita e condannati alla pena capitale per presunti reati commessi quando erano minorenni.

Nel maggio 2023 la Commissione saudita per i diritti umani, organismo di emanazione governativa, aveva comunicato ad Amnesty International che la pena di morte per i reati ta’zir – per i quali le leggi islamiche non prevedono obbligatoriamente quella sanzione  – era stata “completamente abolita”.