Iran, impiccati in segreto due dissidenti politici

29 Luglio 2025

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Nei primi sette mesi del 2025, non ancora terminati, in Iran sono state eseguite quasi 700 condanne a morte. Tra le ultime, Amnesty International segnala quelle di Behrouz Ehsani e Mehdi Hassani, rispettivamente di 69 e 48 anni, impiccati in segreto il 27 luglio nella prigione Ghezel Hesar di Karaj, nella provincia dell’Alborz, al termine di un processo gravemente iniquo celebrato da un tribunale rivoluzionario, durato solo cinque minuti.

Ehsani e Hassani erano stati condannati all’impiccagione per le generiche e vaghe accuse di baghi (ribellione armata contro lo stato), moharebeh (guerra contro Dio) ed efsad e fel-arz (corruzione sulla terra) per la loro presunta appartenenza al gruppo di opposizione fuorilegge Organizzazione dei mojahedin del popolo iraniano.

Nel dare la notizia, l’agenzia di stampa del potere giudiziario ha affermato che i due uomini avevano “fabbricato lanciarazzi (…) che avevano causato danni a civili, abitazioni, edifici amministrativi, centri educativi e filantropici”.

Ehsani e Hassani avevano sempre negato le accuse, denunciando di essere stati costretti sotto tortura a rendere confessioni false.

Amnesty International, allarmata per i recenti richiami dei mezzi d’informazione statali a ripetere il massacro delle prigioni del 1988 e per la nuova stretta repressiva seguita alla cosiddetta “guerra dei 12 giorni”, sta seguendo da vicino i casi di 19 persone rischiano l’esecuzione per accuse motivate politicamente.

Tra loro c’è lo scienziato con passaporto svedese Ahmadreza Djalali, che ha fatto ricerca anche in Italia presso l’Università del Piemonte Orientale. Condannato a morte per “spionaggio” nel 2017, dopo l’attacco israeliano contro la prigione di Evin è stato trasferito in una località sconosciuta.

A rischio d’impiccagione sono anche tre donne: la difensora dei diritti umani Sharifeh Mohammadi, l’operatrice umanitaria curda Pakhshan Azizi e la dissidente curda Verished Moradi.

Altre nove persone, arrestate in relazione alle manifestazioni del movimento Donna Vita Libertà, potrebbero essere messe a morte da un momento all’altro: Fazel Bahramian, Mehran Bahramian, Milad Armoun, Alireza Kafaei, Amir Mohammad Khosheghbal, Navid Najaran, Hossein Nemati, Alireza Bamerzpournak e Mehrab (Mehran) Abdullahzadeh.

Stessa sorte potrebbero subire almeno sei persone affiliate all’Organizzazione dei mojahedin del popolo iraniano: Abolhassan Montazer, Akbar (Shahrokh) Daneshvarkar, Babak Alipour, Mohammad Taghavi Sangdehi, Pouya Ghobadi e Vahid Bani Amerian.

Amnesty International ha ricevuto i nomi di altri 13 prigionieri in pericolo di esecuzione: Razgar Babamiri, Pezhman Soltani, Soran Ghasemi, Kaveh Salehi, Tayfour Salimi Babamiri, Manouchehr Falah, Amin Farhahvar Gisavandani, Ehsan Faridi, Mohammad Javad Vafaei Sani, Masoud Jamei, Alireza Merdasi, Farshad Etemadi Far e Yaghoub Derakhshan.