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Stigmatizzando la posizione assunta l’8 dicembre 2025 dai ministri dell’Interno degli stati dell’Unione europea in merito al Regolamento sui rimpatri, Olivia Sunberg Diez, esperta su migrazione e asilo di Amnesty International ha così commentato:
“Questa posizione rivela l’ostinata ed errata insistenza dell’Unione europea nell’intensificare espulsioni, irruzioni, sorveglianza e arresti a ogni costo. Queste misure punitive costituiscono una privazione senza precedenti dei diritti umani basata sulla condizione migratoria che lascerà un numero maggiore di persone in situazioni a rischio e in un limbo legale”.
“In più, gli stati membri dell’Unione europea continuano a sollecitare la creazione di cosiddetti ‘hub di ritorno’ crudeli e ingestibili o di centri di espulsione fuori dal territorio europeo, che comporterebbero il trasferimento di persone verso paesi con i quali non hanno alcuna relazione e dove potrebbero essere detenuti per lunghi periodi di tempo, in violazione del diritto internazionale. Questo approccio fa il paio con le spaventose, inumane e illegali politiche di arresti di massa, detenzioni ed espulsioni portate avanti dagli Usa che stanno separando gruppi familiari e devastando comunità”.
“Ieri il Consiglio non solo ha fatto sua una già profondamente sbagliata e restrittiva proposta della Commissione, ma ha anche pensato di introdurre nuove misure punitive, smantellando garanzie e rendendo ancora più fragili i diritti anziché proporre politiche che promuovano la dignità, la sicurezza e la salute di tutte le persone. I ministri degli Interni hanno deciso di infliggere profondi danni alle persone migranti e alle comunità che le accolgono”.
“Amnesty International ora sollecita il Parlamento europeo, che deve ancora prendere la sua posizione finale sulla proposta, ad annullare questo approccio e a porre fermamente i diritti umani al centro dei prossimi negoziati”.
Al Consiglio Giustizia e Affari interni dell’8 dicembre 2025, i ministri degli stati membri dell’Unione europea hanno deciso la posizione sulle nuove regole sui ritorni e sulle espulsioni a livello europeo, proposte dalla Commissione europea nel marzo 2025.
All’epoca, Amnesty International aveva definito tale proposta “un nuovo passo indietro” nel trattamento delle persone migranti e si era unita a oltre 250 organizzazioni nel chiedere che venisse respinta.
Le proposte decise dai ministri l’8 dicembre 2025 rendono automatica la detenzione, per un periodo che può arrivare a due anni e mezzo, delle persone di cui è stata decisa l’espulsione; espandono obblighi, sorveglianza e sanzioni per le persone a rischio di espulsione, compresi requisiti cui esse non potranno adempiere, qualora ad esempio non abbiano documenti d’identità o fissa dimora; consentono alle autorità di effettuare irruzioni nelle abitazioni personali o “in altri luoghi rilevanti” per confiscare beni personali; aprono la strada alla sorveglianza di massa, a politiche di ordine pubblico discriminatorie e alla profilazione razziale; infine rendono possibile la detenzione a tempo indeterminato delle persone che pongono una cosiddetta minaccia alle “politiche pubbliche” o alle “politiche di sicurezza”, aggirando la giustizia penale e limitando le possibilità di ricorso contro gli ordini di espulsione e il monitoraggio indipendente sul rispetto dei diritti umani durante le procedure di espulsione. Come se non bastasse, non si escludono ulteriori sanzioni, obblighi e ragioni per espellere persone ai sensi delle legislazioni nazionali.
Il Parlamento europeo sta negoziando la propria posizione sulla proposta della Commissione, in vista del negoziato inter-istituzionale previsto nei prossimi mesi.
Infine, i ministri dell’Interno hanno raggiunto un accordo su due proposte attualmente in fase di negoziazione relative al concetto di “paese terzo sicuro” nella legislazione europea in materia di asilo e a una lista europea di “paesi di origine sicuri”.
Amnesty International ha lanciato un monito rispetto al fatto che queste due proposte, insieme al Regolamento sui rimpatri, pregiudicherebbero gravemente l’asilo nel territorio dell’Unione europea e la tutela della dignità umana.